Nel panorama economico italiano, caratterizzato da un tessuto produttivo formato in larga parte da piccole e medie imprese, artigiani e professionisti, la domanda "un imprenditore o una partita IVA può ottenere un prestito?" è più attuale che mai.
Un imprenditore o p.iva può ottenere un prestito?

Nel panorama economico italiano, caratterizzato da un tessuto produttivo formato in larga parte da piccole e medie imprese, artigiani e professionisti, la domanda "un imprenditore o una partita IVA può ottenere un prestito?" è più attuale che mai.
Molti titolari d'impresa, freelance e liberi professionisti si trovano infatti a dover fronteggiare esigenze di liquidità: dall'acquisto di attrezzature o beni strumentali, al pagamento di fornitori, fino alla necessità di coprire momenti di calo temporaneo degli incassi.
Tuttavia, il mondo dei finanziamenti per le partite IVA non è identico a quello dei prestiti personali tradizionali concessi ai lavoratori dipendenti o ai pensionati.
Per comprendere appieno le differenze e capire come un imprenditore possa effettivamente accedere al credito, occorre distinguere in modo chiaro tra prestito personale e prestito aziendale.
Prestito personale e prestito aziendale: differenze fondamentali
La prima distinzione da fare riguarda il soggetto richiedente e la destinazione del finanziamento.
- Il prestito personale è un finanziamento concesso a una persona fisica per esigenze di natura privata: ad esempio ristrutturare casa, acquistare un'auto, sostenere spese sanitarie o familiari.
Nel prestito personale, quindi, la banca o la finanziaria valuta la capacità di rimborso della persona fisica, ossia il reddito netto dichiarato, che deve essere stabile e dimostrabile. - Nel prestito aziendale, invece, l'attenzione si sposta sull'impresa: vengono esaminati i bilanci, la storia aziendale, la situazione economico-finanziaria e soprattutto l'assenza di pregiudizievoli in Centrale Rischi (ossia segnalazioni di insolvenza o ritardi nei pagamenti).
Prestito alla persona fisica titolare di partita IVA: il reddito come elemento chiave
Quando una partita IVA — che sia un libero professionista, un artigiano o un imprenditore individuale — richiede un prestito personale, il soggetto finanziatore non valuta il fatturato della sua attività, bensì il reddito netto dichiarato nel modello Unico o nella dichiarazione dei redditi.
Questo punto è cruciale e spesso fonte di confusione:
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Il fatturato rappresenta il totale degli incassi o delle vendite generate dall'attività;
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Il reddito netto è ciò che resta una volta sottratti tutti i costi e le spese sostenute per l'esercizio dell'attività.
Ai fini della concessione di un prestito personale, ciò che conta è il reddito imponibile netto dichiarato all'Agenzia delle Entrate, perché solo questo misura la reale capacità di rimborso del richiedente.
Facciamo un esempio:
un libero professionista con un fatturato annuo di 80.000 euro ma costi operativi di 65.000 euro avrà un reddito netto di 15.000 euro.
In tal caso, Cash360 considererà insufficiente tale importo per concedere un prestito consistente, perché la capacità di rimborso dipende dal reddito, non dal volume d'affari.
Per i liberi professionisti e le partite IVA che intendono ottenere un prestito personale, è quindi essenziale poter presentare:
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un modello Unico o dichiarazione dei redditi aggiornato;
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un reddito annuo lordo adeguato (generalmente superiore ai 20 mila euro);
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un buon merito creditizio, cioè l'assenza di segnalazioni negative nelle banche dati come CRIF o Centrale Rischi.
Prestito alla società: cosa valuta la banca
Quando invece la richiesta di finanziamento parte da una società di capitali (come una S.r.l. o una S.p.A.) o da una società di persone (S.n.c. o S.a.s.), il discorso cambia radicalmente.
In questo caso, non si guarda più al reddito del singolo, ma alla solidità dell'azienda.
Gli elementi principali che vengono analizzati sono:
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Scopo del finanziamento
La banca o la finanziaria vuole sapere con precisione perché si richiede il prestito. Deve esserci una finalità chiara e coerente con l'attività d'impresa: ad esempio, acquistare macchinari, finanziare un nuovo progetto, ampliare il magazzino o coprire il fabbisogno di capitale circolante. -
Anzianità aziendale e bilanci
Le società appena costituite hanno difficoltà a ottenere credito, perché mancano di uno storico contabile affidabile. In genere, si richiede un'anzianità minima di almeno due esercizi chiusi, quindi due bilanci depositati, da cui emerga la capacità dell'impresa di generare utili o comunque flussi di cassa positivi. -
Situazione finanziaria e indici di bilancio
Vengono analizzati parametri come il rapporto tra debiti e patrimonio netto, la liquidità aziendale, il margine operativo lordo (EBITDA) e la capacità di copertura degli oneri finanziari.
In altre parole, la banca vuole assicurarsi che l'impresa sia in grado di sostenere il debito nel tempo. -
Assenza di pregiudizievoli e segnalazioni negative
Fondamentale è la verifica della Centrale Rischi della Banca d'Italia. Se la società (o i soci garanti) risultano segnalati per ritardi o insolvenze, la concessione del prestito diventa molto difficile.
L'assenza di pregiudizievoli — cioè di protesti, pignoramenti o procedure esecutive — è un prerequisito essenziale per ottenere credito.
Garanzie e strumenti di supporto al credito
Sia per i prestiti personali che per quelli aziendali, la presenza di garanzie aumenta le possibilità di ottenere il finanziamento.
Le garanzie possono essere:
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Personali, come la fideiussione di un garante o di un socio;
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Reali, come l'ipoteca su un immobile o il pegno su un bene;
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Pubbliche, come il Fondo di Garanzia per le PMI, che copre fino all'80% del finanziamento richiesto da imprese e professionisti.
Molte banche e finanziarie richiedono la presenza di un garante soprattutto nei casi in cui il reddito o i bilanci risultino deboli, oppure l'anzianità d'impresa sia ridotta.
L'accesso al credito per le partite IVA: un percorso possibile
Contrariamente a quanto si pensi, avere una partita IVA non preclude l'accesso a un prestito.
Tuttavia, le condizioni di approvazione sono più rigide rispetto a quelle previste per i lavoratori dipendenti, proprio perché il reddito da lavoro autonomo è considerato più variabile e incerto.
Molti liberi professionisti incontrano difficoltà per 3 motivi fondamentali:
non dispongono di redditi costanti;
presentano un utile dichiarato troppo basso;
non hanno una storia creditizia solida.
In questi casi, può risultare utile rivolgersi a società finanziarie specializzate che conoscono le esigenze del mondo delle partite IVA e propongono soluzioni più flessibili.
Cash360: finanziamenti per partite IVA e titolari d'impresa
Tra le realtà che offrono soluzioni dedicate al mondo delle partite IVA e degli imprenditori individuali, Cash360 rappresenta un partner affidabile e trasparente.
L'azienda si rivolge a professionisti, artigiani e piccoli imprenditori che necessitano di liquidità per esigenze personali o aziendali, ma che spesso incontrano ostacoli nel circuito bancario tradizionale.
Cash360 valuta con attenzione la situazione reddituale del richiedente, distinguendo tra:
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Richieste di prestito personale, in cui conta il reddito dichiarato nel modello Unico;
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Richieste di finanziamento d'impresa, per le quali è necessario presentare i bilanci e dimostrare l'assenza di segnalazioni negative.
In particolare, per le partite IVA o titolari d'impresa che intendono accedere a un prestito personale, Cash360 prevede alcune condizioni fondamentali:
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Reddito minimo dichiarato
Il richiedente deve presentare un modello Unico con un reddito lordo annuo di almeno 20.000 euro. Questo requisito serve a garantire una sufficiente capacità di rimborso e sostenibilità della rata mensile. -
Assenza di segnalazioni negative in CRIF o Centrale Rischi
Non vengono accettate richieste da soggetti segnalati come cattivi pagatori, protestati o in sofferenza. La regolarità creditizia è una condizione imprescindibile.
Grazie a questo approccio, Cash360 riesce a finanziare anche categorie spesso trascurate dal sistema bancario, offrendo soluzioni personalizzate e tempi di valutazione rapidi.
Quali documenti servono per richiedere un prestito con partita IVA
Per ottenere un finanziamento, sia personale che aziendale, occorre presentare una documentazione chiara e completa.
Nel caso di prestito personale per partita IVA, vengono generalmente richiesti:
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Documento d'identità e codice fiscale;
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Ultimo modello Unico (con ricevuta di presentazione all'Agenzia delle Entrate);
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Ultimo estratto conto bancario;
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Eventuale documentazione del garante.
Considerazioni finali
Ottenere un prestito come imprenditore o partita IVA è possibile, ma richiede consapevolezza e preparazione.
La differenza tra prestito personale e prestito aziendale è sostanziale e va compresa a fondo:
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nel primo caso, conta il reddito personale dichiarato;
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nel secondo, contano i bilanci, l'anzianità e la solidità dell'impresa.
Per i professionisti e gli imprenditori individuali che possono dimostrare un reddito annuo lordo di almeno 20.000 euro, Cash360 rappresenta un'opportunità concreta di accesso al credito, purché non risultino segnalazioni in CRIF e venga fornita la garanzia di una persona affidabile.
In un contesto economico in cui la liquidità è la linfa vitale delle piccole attività, poter contare su un partner finanziario attento alle esigenze reali del mondo delle partite IVA può fare la differenza tra stagnazione e crescita.
Cash360 si propone proprio in questo ruolo: offrire un sostegno concreto e responsabile, basato su criteri di trasparenza, sostenibilità e fiducia reciproca.
✅ In sintesi:
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Un imprenditore o una partita IVA può ottenere un prestito.
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Se si tratta di un prestito personale, viene valutato il reddito netto del titolare.
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Se si tratta di un prestito aziendale, contano bilanci, anzianità e assenza di segnalazioni negative.
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Cash360 finanzia partite IVA e titolari d'impresa con reddito lordo di almeno 20.000 euro, assenza di segnalazioni in CRIF e presenza di un garante.
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